N. 5
maggio 2009
La
"Peregrinatio"
Sergio Gaspari
Tutti
i giorni
Ennio Staid
Si è fatto veramente uno di noi
Giovanni Ciravegna
"Madre di Cristo..."
Pier Giorgio Micchiardi
Ciò che fa una mamma per i figli
Giuseppe Daminelli
L’Eucaristia e Maria
Salvatore M. Perrella
E nell’orizzonte...
Stefano De Fiores
Gioia, semplicità, povertà
Andrea Giampietro e Karina Gonzales
Maurice Zundel, presbitero
La prima missionaria
Sergio Gaspari
Se vogliamo essere cristiani
Alberto Rum
Fatti e persone
a cura di Stefano Andreatta
«Clinica dello spirito»
Emanuele Di Santo
L’«alto volo» di Dante
Eliseo Sgarbossa
«Ministri della Parola»
Giovanni Monti
«Una volta, a Roma...»
Maria Di Lorenzo
Nostra Signora d’Europa
Opinioni
Scaffale
Nella Famiglia Paolina
Giovanni Perego
Santuari mariani Extraeuropei

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Studi e ricerche

di SALVATORE
M. PERRELLA osm
L’Eucaristia
e Maria
«Deporre l’io... L’umiltà della Vergine di
Nazaret non ispira a noi questa antropologia, quest’etica, questa
testimonianza?».
La
lettera enciclica Ecclesia de Eucharistia, nella sua parte mariana,
si segnala particolarmente per aver giustamente insistito sulla dimensione
ontologica e sulla caratura esemplare, che connotano il rapporto
Maria-Eucaristia.
Dimensione ontologica,
nel senso che Maria di Nazaret è la vera madre, la vera origine
nel tempo e nella storia, per opera dello Spirito, del Dio incarnato: Caro
Christi caro Mariae (La carne di Cristo è la carne di Maria),
per cui è giusto rilevare e cantare Ave verum corpus natum de Maria
Virgine. Ed è anzitutto quel verum che riempie di stupore il
credente e sottolinea come l’Eucaristia è autenticamente il centro
della vita sacramentale del cristiano, il punto fermo e incontrovertibile
su cui possiamo costruire la nostra esistenza di pellegrini verso l’Assoluto.
Soprattutto in questa situazione culturale così vaga e
"debole", in cui sembra non esserci più nulla di assoluto, di
vero, di eterno, la realtà di un verum senza ombre e senza
equivoci riempie di gioia e di pace. La verità che risplende dall’Eucaristia
è speranza per tutti gli uomini che la cercano.
Caratura esemplare,
nel senso che, come giustamente osserva il Papa agli inizi del suo assunto
eucaristico-mariano, «il rapporto di Maria con l’Eucaristia si può
indirettamente delineare a partire dal suo atteggiamento interiore» (Ecclesia
de Eucharistia 53). L’esemplarità di Maria, a partire dal Vaticano
II, almeno dal punto di vista magisteriale, è divenuta una costante da
rilevare e da riproporre con insistenza all’uomo e alla donna del tempo
post-moderno, tempo di grande incertezza e precarietà che li ha condotti
a compiere un vero e proprio itinerarium mentis in nihilum.

Gesù crocifisso (secc. X-XIII),
chiesa rupestre di Karakilise, Cappadocia (Turchia).
L’atteggiamento interiore, che declina, tra l’altro, secondo
Papa Wojtyla, il rapporto di Maria con l’Eucaristia, ha caratterizzato l’intero
rapporto di lei col Mistero fatto carne, sua carne; rapporto
scandito e impresso con efficacia dalla narrazione dei Vangeli nella
memoria e nella coscienza ecclesiale, additandola come modello
inarrivabile di amore a cui deve ispirarsi ogni esperienza credente e
amante (cf Ecclesia de Eucharistia 55). Le icone bibliche e
teologiche della Vergine annunziata, della Credente, della Genitrice,
della Mediatrice di Cana, della Desolata sotto la croce, della Odigitria e
della Glorificata in cielo, icasticamente abbozzate dalla santa Pagina,
mentre indicano le tappe di una predestinazione, di una vocazione, di un’esistenza,
di un servizio, di una testimonianza, di una destinazione ultramondana,
declinano i divini autori delle «grandi cose» (Lc 1,49a) compiute in
Maria dall’Altissimo.
La grande caratura esemplare della Madre del Signore, specialmente in
ordine alla persona di Cristo, sta in definitiva nell’avere «la santa ossessione
di deporre l’io... L’umiltà di Maria, col suo Eccomi, non
ci ispira questa antropologia, quest’etica, questa testimonianza?
Lévinas, proponendo l’anticipo dell’Altro sull’io, inaugura,
sotto un certo aspetto, un "antiumanesimo", ma solo nel senso di
un rifiuto post-moderno dell’uomo come padrone dell’essere... Il
venire dopo l’Altro non significa venire dopo Dio: significa venire dopo
ogni altro uomo; comporta il "far ritardo" rispetto ad ogni
uomo. In questo consiste l’etica della responsabiltà (c’è una radice
kantiana in Lévinas), come etica del primato dell’Altro, cioè come l’etica
che impone l’anticipo dell’Altro su di noi... Maria – radicalizzando
ancora di più la posizione di Giovanni Battista – "Egli deve
crescere e io invece diminuire" (Gv 3,30) – con la sua umiltà, con
il suo sentirsi serva, col suo silenzio dice a Cristo: Dopo di te, e
insegna a noi a dirlo rispetto a Cristo e nei confronti di ogni uomo» (M.G.
Masciarelli).

Fratelli Limbourg, Deposizione di Gesù
dalla croce, miniatura del 1416 circa, museo Condè, Chantilly
(Francia).
In questa radicalità del primato dell’Altro sta la grandezza, la
bellezza e l’attualità cogente dell’esemplarità antropologica e
teologale di Maria.
L’enciclica Ecclesia de Eucharistia è stata l’ultima del
grande Giovanni Paolo II; in essa ha espresso, quale suo testamento
pontificale, il suo vivo amore, il suo profondo ossequio e ringraziamento
sacerdotale verso il Sacramento della comunione e della presenza di Gesù
Cristo, a cui ha voluto associare, sia sotto il versante ontologico che in
quello esemplare, la Madre del Redentore, vera donna eucaristica.
Nella raccolta di poesie eucaristiche intitolata Canto del Dio nascosto
(il titolo sembra derivare, per assonanza, dal latens Deitas dell’Adoro
te devote), Karol Wojtyla chiama questo soggetto nuovo, la cui vita è
stata fatta proprio dal Signore Gesù, l’io eucaristico (è il
credente che parla qui di Cristo, non il contrario): «Avverrà allora il
miracolo della trasformazione: ecco, diverrai me – io – eucaristico».
Wojtyla, da giovane, aveva cantato la vocazione di divenire un verace io
eucaristico, vocazione cristiana perseguita nelle vicende tristi e
liete dell’intera sua vita grazie all’indomita fede in Gesù e all’amore
sconfinato prestato alla sua ineffabile presenza eucaristica, confidando
sempre nella materna guida di Maria, madre dell’Eucaristia.
Invito all’approfondimento:
R. Falsini, Celebrare e vivere il
mistero eucaristico, Edb 2009, pp. 160, € 14,50.
Salvatore M. Perrella
Il
sussidio
INTERVISTE
SU LOURDES
(E. Caprino-P. Scarpa [a cura di], San Paolo 2009, pp. 128, €
11,00).
Cosa
rappresenta oggi Lourdes? Che luce getta sul mistero della malattia,
della sofferenza, dell’abbandono in Dio? Prendendo spunto dai
segni tipici del Santuario (l’acqua, la roccia, la luce, un popolo
di tutte le nazioni, i malati e le persone che li accudiscono), gli
autori ne parlano con personaggi molto noti non solo del
cattolicesimo e del panorama religioso: Massimo Cacciari, Tarcisio
Bertone, Angelo Comastri, Philippe Daverio, Giuseppe Laras, Chiara
Lubich, Bruno Maggioni, Luigi Negri, Gianfranco Ravasi, Giovanni
Reale, Christoph Schönborn, Angelo Scola, Pierangelo Sequeri, Vito
Mancuso, Dionigi Tettamanzi.
«La vocazione primaria del Santuario di Lourdes è di
essere un luogo di incontro con Dio nella preghiera e un luogo di
servizio ai fratelli, soprattutto per l’accoglienza dei malati,
dei poveri e di tutte le persone che soffrono.
In questo luogo Maria viene a noi come la madre, sempre
disponibile ai bisogni dei suoi figli. Attraverso la luce che emana
dal suo volto, è la misericordia di Dio che traspare. Lasciamoci
toccare dal suo sguardo: esso ci dice che siamo tutti amati da Dio,
mai da lui abbandonati! Maria viene a ricordarci che la preghiera,
intensa e umile, confidente e perseverante, deve avere un posto
centrale nella nostra vita cristiana. La preghiera è indispensabile
per accogliere la forza di Cristo. Chi prega non spreca il suo
tempo, anche se la situazione ha tutte le caratteristiche dell’emergenza
e sembra spingere unicamente all’azione (Deus caritas
est 36).

Da sinistra: Massimo Cacciari, Philippe
Daverio e Giuseppe Laras.
Lasciarsi assorbire dalle attività rischia di far perdere alla
preghiera la sua specificità cristiana e la sua vera efficacia. La
preghiera del rosario, così cara a Bernadette e ai pellegrini di
Lourdes, concentra in sé la profondità del messaggio evangelico.
Ci introduce alla contemplazione del volto di Cristo. In questa
preghiera degli umili noi possiamo attingere grazie abbondanti»
(Benedetto XVI).
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