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N. 5 maggio 2009
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Celebrando
il Signore lodiamo Maria
![]() di SERGIO GASPARI, smm La prima
missionaria Visitazione della Vergine (31 maggio): «Nella
tradizione latina, immagine della Chiesa in preghiera e nell’esercizio
della carità». L'evento della Visitazione della Vergine (Lc 1,39-45) – la festa, il 31 maggio, quest’anno viene sostituita dalla solennità della Domenica di Pentecoste – nella tradizione latina viene visto come immagine della Chiesa in preghiera (il canto del Magnificat) e nell’esercizio della carità (servizio di Maria verso Elisabetta). Nel rosario, meditando il mistero della Visitazione, si chiede a Dio l’ardore apostolico: portare Cristo al mondo e mettersi a servizio nell’amore. Infatti Maria, donna in cammino verso la casa di Zaccaria, è la prima "evangelista" e missionaria. E in quanto «donna del primo passo» verso Elisabetta (T. Bello, +1993), la Visitazione richiama altre visite della Vergine: ella visita i fedeli alle nozze di Cana, li difende dagli assalti del maligno (cf Ap 12), li visita nelle apparizioni private. A queste visite si ispira la Peregrinatio Mariae, dove la venerata statua della Madonna di Fatima visita i suoi figli nelle loro chiese, città, famiglie. Inoltre la permanenza di tre mesi da Elisabetta evidenzia la presenza materna della Vergine nella Chiesa e nella vita dei discepoli.
Un legame inscindibile La venerazione della Vergine, immagine della Chiesa in preghiera e nell’esercizio della carità, ci induce ad esplicitare il legame inscindibile che esiste tra la rivelazione di Dio a Maria a Nazaret e la sua risposta missionaria nel viaggio in Giudea, per illustrare così il valore paradigmatico della dinamica vocazione-missione: evangelizzata all’Annunciazione, la Vergine diviene evangelizzatrice; in quanto annunciata, si fa annunciatrice. Ossia, la missione di Maria in Giudea assume spessore "apostolico": consiste nel donare Cristo salvatore e il suo Spirito santificatore. Cosicché la Visitazione segna l’inizio dei viaggi missionari di Gesù per mezzo della Madre. Ora questo evento, in cui Maria, arca della nuova alleanza, porta in sé il Figlio di Dio, rivela un preciso mistero di salvezza: l’avvenuta incarnazione del Verbo già produce i suoi effetti salvifici. Notiamo la preghiera di lode di Elisabetta che, «piena di Spirito Santo, esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo!"» (Lc 1,41-42), la sua professione di fede: «A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?» (Lc 1,43), l’effusione dello Spirito quale preludio della Pentecoste apostolica, la gioia messianica e la santificazione di Giovanni Battista: «Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo» (Lc 1,44), la famiglia di Zaccaria visitata dal Signore; non ultimo, la cooperazione di Maria all’opera di salvezza che, iniziata con l’incarnazione, è destinata a perpetuarsi in tutta la vita del Figlio e della Chiesa. Con lei infatti, Madre della fede, ha inizio la fede sulla terra.
Triplice ministero... La dinamica vocazione-missione in Maria include come momento intermedio, ma particolarmente significativo, l’evento della Presentazione di Gesù al Tempio, quale paradigma della Chiesa chiamata a celebrare il Signore nel suo sacrificio eucaristico e nei sacramenti. Questo perché nella Visitazione si riscontra un triplice ministero mariano, che interpella la Chiesa, ministra dei misteri di Cristo: 1 la Vergine, che si reca da Elisabetta per annunciarle il Salvatore, richiama il primato dell’annuncio della Parola da parte dei credenti; 2 lo Spirito, che santifica Giovanni Battista, evoca il culto della Chiesa per la santificazione degli uomini, come il cantico di Elisabetta e il Magnificat mariano ispirati dallo Spirito evidenziano la vocazione dei fedeli alla preghiera di lode; 3 il servizio evangelico di Maria ad Elisabetta richiama l’esercizio della carità fraterna. Si narra che Francesco d’Assisi (+1226) in visione mistica un giorno vide i suoi figli spirituali che tentavano invano di proseguire in un’ascesi volontaria. Gesù allora gli disse: «Francesco, fa’ passare i tuoi figli per la strada di mia Madre»: è la strada dell’umiltà, che in Maria si estende su tre vie distinte, ma complementari: 1) la via dell’ascolto (Annunciazione: Lc 1,26-38a) e della fede (Lc 1,45); 2) la via del culto: offerta del Figlio nel Tempio (Presentazione: Lc 2,22-38); 3) la via della missione e della carità (Visitazione).
...e triplice impegno Si scopre così che il viaggio "apostolico" della Vergine evoca la continuità complementare tra il ministero della Parola , la celebrazione del Signore e il servizio fraterno. Pertanto: come Maria, dopo l’incontro con il Signore all’Annunciazione, compie la sua prima missione verso Elisabetta, così i fedeli, dopo la celebrazione, sono chiamati a fare memoriale del Signore mediante: 1) l’annuncio della Parola, 2) una totale vita cultuale, 3) la moltiplicazione fraterna del pane divino. Questo triplice impegno è testimoniato dalla tradizione benedettina, che si regge su un trinomio, i cui momenti sono indissociabili tra loro: 1 Ausculta, fili, praecepta Magistri: il primato dell’annuncio e dell’ascolto del Signore Maestro; 2 Ora: servizio liturgico e preghiera di risposta a Dio; 3 Labora: impegno fraterno. Questa triade è richiamata da Benedetto XVI nell’enciclica Deus caritas est (2005): l’evangelizzazione mediante la Parola, i Sacramenti e il servizio della carità (n. 19); annuncio della Parola, amministrazione dei Sacramenti, esercizio della carità (n. 22, cf 25); e, partendo dal basso verso l’alto: l’esercizio della carità, come il servizio della Parola e dei Sacramenti fa parte dell’essenza della missione originaria della Chiesa (n. 32).
Carità cristiana L’evento della Visitazione illumina ai credenti la carità globale o integrale, come propugnava A. Rosmini-Serbati (+1855), cioè la presenza perenne in essa di tre componenti coestensive tra loro. Partendo dal basso verso l’alto, si ha questa successione: 1) la carità materiale, praticata negli ospedali, orfanotrofi e mense Caritas; 2) la carità culturale, consistente nell’educazione ed istruzione cristiana alla luce della Parola di Dio); 3) la carità spirituale, praticata nelle parrocchie, istituti, missioni... che istruisce nella fede, insegna a pregare e a partecipare alla vita sacramentale (cf A. Riboldi, La carità integrale. L’inevitabile impegno del credente nella "polis", Portalupi 2003, pp. 96, € 6,50). Si evidenziano così le tre mense con cui la Chiesa nutre e impegna i suoi figli: mensa della Parola, mensa del pane e mensa della carità.
Come lei Memori che l’esortazione «Fate quello che vi dirà!», significa altresì: Fate tutto quello che ha fatto Cristo, cioè «continuate a compiere le sue opere!», fin dall’antichità «i fedeli cominciarono a guardare a Maria per fare, come lei, della propria vita un culto a Dio e del loro culto un impegno di vita» (Marialis cultus 21). Ecco allora la "Nuova Pompei" voluta dal beato B. Longo (+1927), città del rosario e dell’Eucaristia, cittadella del buon samaritano. E don O. Benzi (+2007), mendicante delle anime per ricondurle a Dio e, sostenuto dalla preghiera del rosario, divenne infaticabile apostolo della carità e sacerdote dei deboli. Sergio Gaspari
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